The Parmigianer #48

Illustration by Osvaldo Casanova - GIANFRANCO ZOLA.

Il Tardini lo ha visto ammaliare con giocate che ancora oggi sono impresse nella memoria: le sue punizioni chirurgiche, i dribbling che sfidavano le leggi della gravità, le invenzioni che trasformavano partite bloccate in storie ricche di pathos da preservare per i posteri.

Zola non era solo un calciatore: apparteneva a quella cerchia ristretta - ormai quasi estinta e mitologica - di fenomeni del pallone, che l'epica del calcio ha consacrato come fantasisti. Quei giocatori capaci di trasformare il gioco in meraviglia, di vedere ciò che altri non vedono, di riscrivere le regole del possibile con un tocco, un'invenzione, un lampo di genio.

Ogni volta che un calciatore del Parma si avvicina al pallone per calciare una punizione, al Tardini sembra risuonare ancora l’eco di Zola. Come un sussurro nella brezza, rievoca quei momenti in cui il suo destro disegnava parabole perfette, lasciando il tempo immobile e negli occhi l’incanto.

Dal 1993 al 1996, tre anni che a pensarli a ritroso sembrano un decennio.

Tre anni per portare il Parma fra le sette sorelle e nel Pantheon del calcio mondiale.

Tre anni per concedersi ogni tipo di sogno.

Tre anni… Un lampo di eternità.

Grazia Gianfranco.

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